Il cuore matto di Riccardo 3
di Anna Bandettini
Questo articolo è stato pubblicato su Robinson di Repubblica domenica 6 gennaio 2019
Shakespeare non è interpretato solo dagli attori e dai registi che lo portano in scena. Lo fanno anche gli artigiani delle parole, gli scrittori, talvolta con riletture riuscite quanto l’originale. Francesco Niccolini, autore e sceneggiatore di teatro e cinema, che ha scritto per attori come Sandro Lombardi, Arnoldo Foà, Anna Bonaiuto, Roberto Abbiati, Giuseppe Cederna, ha firmato una bellissima riscrittura, sincera e poetica, del Riccardo III, come fosse il complicato sogno, o incubo dell’anima, di un certo Riccardo 3, (è il titolo dello spettacolo, e il numero è un riferimento a come si viene identificati nei luoghi di contenzione), un omino privo di emozioni, scostante e delirante che l’attore Enzo Vetrano, con il corpo minuto avvolto in una lunga pelliccia, spesso in sedia a rotelle, mostra in una affascinante terribilità, visionaria e inquieta come un personaggio di Beckett ma anche preda di quella forza sconfinante e crudelissima delle più grandi figure shakespeariane.
Niccolini concentra la tragedia del Riccardo di Gloucester shakespeariano (ma una sua ispirazione è stato anche «L’avversario» il romanzo di Emmanuel Carrère ispirato alla vicenda di Jean-Claude Romand, che il 9 gennaio del 1993 uccise genitori, moglie e due figli) sull’unità dello sguardo, quello di Riccardo 3, il quale progetta e compie davanti a noi il suo macabro elenco di assassini e violenze, ammazza e fa ammazzare nei modi più efferati nipoti, fratelli, nuore, re e regine, portandoci dentro l’ incubo della mente di un uomo intrappolato nell’odio e nel dolore. Nella scena di Mela Dell’Erba - una sala rettangolare asettica come lo stanzone di un manicomio, con un inquietante armadio pieni di teschi, flebo...- il testo di Niccolini prende molteplici strade, perfino quella metateatrale con sapide battute sugli attori, o quella horror dove solo la morte può liberare dalla visione di una minaccia, ma in tutte c’è molta forza in questo Riccardo che guarda al fondo oscuro della sua anima con una concretezza folle e inconsueta, accompagnato da due sodali, Stefano Randisi e Giovanni Moschella che un po’ gli sono colleghi, un po’ gli fanno da infermieri, un po’ sono i fantasmi stessi della sua mente, le varie Lady Anna, Giorgio di Clarence, Buckingham, Edoardo, Richmond, i sicari e così via.
Nel teatro di Randisi e Vetrano la recitazione è sempre frutto di un lavoro lungo, di una sedimentazione consapevole che qui aggiunge al perfezionismo un chè di visionario. Ma Enzo Vetrano e Stefano Randisi, sono anche registi oltre che interpreti di questa importante produzione di Emilia Romagna Teatro, e ance inq uel ruolo sono riusciti a fare uno spettacolo semplice, ma che risuona profondamente.